Abbiamo parlato dei giochi antichi e di tutti quelli che avevano in comune qualcosa di simile al tavoliere degli scacchi.
Tuttavia nel precedente "post" non ho fatto cenno a quelli che possono essere considerati effettivamente gli antenati degli scacchi.
Su queasto punto ho ritrovato alcune notizie interessati e bibliograficamente dettagliate a cura del circolo scacchistico "ZANITRIKION".Tenterò di riportare alcune; pare che il gioco anticamente più simile agli scacchi, come noi li conosciamo oggi, sia di origine indiana; fece la prima comparsa nelle regioni nordoccidentali dell'antica India attorno al 600 d.C. (su questo punto sempre il già citato Murray in "A history of Chess", it."Una storia degli scacchi". Oxford, 1913). Taluni sostengono che passò in Persia al tempo di Cosroe I Nushirawan (531-578 d.C.) o a quello di Cosroe II Parwiz (590-628 d.C.) assumendo il nome di Chatrang, come risulta da antichi poemetti scritti in lingua pahalavica ( i testi sono il Vicarisn i Chatrang comunemente chiamato Chatrang Namak). Tra gli indiani avrebbe potuto chiamarsi Chaturanga. Questo chaturanga è, secondo gli studi più attuali, quello che ha maggior possibilità di fregiarsi del titolo di antenato progenitore degli scacchi. I cinesi avevano giochi simili, allo stesso modo di ciò che abbiamo detto per altri popoli antichi, ma questi passatempi possederebbero soltasnte alcuni tratti comuni agli scacchi, non potendosi così collacare in una posizione di originalità (Bidev P.,"How old is chess", in British Chess Magazine, 1987, pp. 214-21). Già prima di arrivre in Persia il gioco aveva cominciato a circolare grazia anche alle vie commerciali dei carovanieri, nel Borneo era Chatur, nell'isola di Giava Chator e nella regione di Burma Chitareen.
La Persia, come si sa, viene invasa dagli Arabi, intorno al 637 d.C., vicenda nella quale fu coinvolto Khālid ibn al-Walīd, una capo guerriero islamo-meccanico, del clan coreiscita, che da quanto è raccontato,prima della sua conversione, battagliò anche contro le truppe musultamane comadate dal profeta Muhammad, che in quella occasione restò ferito. Questa invasione comporta il cambiamento di Chatrang in Shatranj, infatti i suoni persiani di "ch" e "g" erano sconosciuti alla lingua araba. Sarebbe proprio questa civiltà, con la sua attività espansionistica e dominatoria ad aver veicolato il giuco verso l'africa e poi in Europa. Si è anche sostenuto che il gioco sia entrato dalla Russia o da altre regioni nord-europee.
Joseph Needham, storico della scienza, orientalista e biochimico, nella sua opera Scienza e civiltà in Cina, che è un enciclopedico opus magnum, parla anche di una possibile attribuzione del gioco degli scacchi ai cinesi; la tesi è tuttavia minoritaria. (Needham J.: Science and Civilisation in China, Cambridge, 1962, pp. 314-334, non sono stato in grado di reperire il numero deòl volume). su questi punti comunque anche la rivista Scacco Luglio/Agosto 1990, pp. 294-298.
Tuttavia nel precedente "post" non ho fatto cenno a quelli che possono essere considerati effettivamente gli antenati degli scacchi.
Su queasto punto ho ritrovato alcune notizie interessati e bibliograficamente dettagliate a cura del circolo scacchistico "ZANITRIKION".Tenterò di riportare alcune; pare che il gioco anticamente più simile agli scacchi, come noi li conosciamo oggi, sia di origine indiana; fece la prima comparsa nelle regioni nordoccidentali dell'antica India attorno al 600 d.C. (su questo punto sempre il già citato Murray in "A history of Chess", it."Una storia degli scacchi". Oxford, 1913). Taluni sostengono che passò in Persia al tempo di Cosroe I Nushirawan (531-578 d.C.) o a quello di Cosroe II Parwiz (590-628 d.C.) assumendo il nome di Chatrang, come risulta da antichi poemetti scritti in lingua pahalavica ( i testi sono il Vicarisn i Chatrang comunemente chiamato Chatrang Namak). Tra gli indiani avrebbe potuto chiamarsi Chaturanga. Questo chaturanga è, secondo gli studi più attuali, quello che ha maggior possibilità di fregiarsi del titolo di antenato progenitore degli scacchi. I cinesi avevano giochi simili, allo stesso modo di ciò che abbiamo detto per altri popoli antichi, ma questi passatempi possederebbero soltasnte alcuni tratti comuni agli scacchi, non potendosi così collacare in una posizione di originalità (Bidev P.,"How old is chess", in British Chess Magazine, 1987, pp. 214-21). Già prima di arrivre in Persia il gioco aveva cominciato a circolare grazia anche alle vie commerciali dei carovanieri, nel Borneo era Chatur, nell'isola di Giava Chator e nella regione di Burma Chitareen.
La Persia, come si sa, viene invasa dagli Arabi, intorno al 637 d.C., vicenda nella quale fu coinvolto Khālid ibn al-Walīd, una capo guerriero islamo-meccanico, del clan coreiscita, che da quanto è raccontato,prima della sua conversione, battagliò anche contro le truppe musultamane comadate dal profeta Muhammad, che in quella occasione restò ferito. Questa invasione comporta il cambiamento di Chatrang in Shatranj, infatti i suoni persiani di "ch" e "g" erano sconosciuti alla lingua araba. Sarebbe proprio questa civiltà, con la sua attività espansionistica e dominatoria ad aver veicolato il giuco verso l'africa e poi in Europa. Si è anche sostenuto che il gioco sia entrato dalla Russia o da altre regioni nord-europee.
Joseph Needham, storico della scienza, orientalista e biochimico, nella sua opera Scienza e civiltà in Cina, che è un enciclopedico opus magnum, parla anche di una possibile attribuzione del gioco degli scacchi ai cinesi; la tesi è tuttavia minoritaria. (Needham J.: Science and Civilisation in China, Cambridge, 1962, pp. 314-334, non sono stato in grado di reperire il numero deòl volume). su questi punti comunque anche la rivista Scacco Luglio/Agosto 1990, pp. 294-298.
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