Tutti hanno appreso di recente di una nuova legge in Afghanistan, paese dove l'Occidente è militarmente impegnato per la democrazia, la quale, sarebbe bene chiedersi, se possa svolgersi a prescindere dalla garanzia dell'effettiva applicazione dei diritti umani, che si dice "legalizzi lo stupro della moglie da parte del marito".
Lo stupro, come si vede, anima ultimamente il dibattito pubblico, senza alcuna intenzione di lasciare spazio ad altri argomenti. E che se ne parli, mi pare comunque un bene.
Il contenuto della legge afghana, riguardante la parte sciita della popolazione, prescindendo da riferimenti sulla commistione tra contenuti religiosi e ambito giuridico, prevederebbe che le mogli debbano assecondare i desideri sessuali dei loro mariti e che un uomo possa aspettarsi di avere rapporti con la moglie «almeno una volta ogni quattro notti», a meno che la consorte non sia indisposta. C'è inoltre un tacito consenso per i matrimoni con bambine e si proibisce alla donna di uscire di casa senza il permesso del marito o di farsi visitare da un medico. Si nota perciò come l'idea di legalizzazione dello stupro, è conseguenza logica di una legge che esplicitamente non fa menzione della violenza.
Naturalmente con un sorriso un po' amaro, verrebbe da chiedersi se all'atto di diniego da parte della moglie, il marito debba rivolgersi al giudice per l'adempimento da parte della consorte al rapporto intimo o se possa utilizzare altri poteri o forze. Il fiuto ci fa optare più per la seconda ipotesi.
Ma parlando più in generale di stupro, l'argomento sembra interessare la storia dell'umanità fin dalle sue origini e nelle più diverse culture, sebbene con sfumature differenti.
Ricordiamoci in fondo che la fondazione di Roma si basa su una stupro di massa, quello ricordato come Ratto delle Sabine, sebbene poi Tito Livio1, abilmente c'è lo tramandi come un episodio un po più "soft".
Non dimentichiamoci poi di Achille, Briseide ed Agammennone2, quest'ultimo si prese a forza Briseide, schiava di Achille, dopo aver dovuto forzatamente restituire Criseide, poichè Apollo ,adirato dal rapimento della sua sacerdotessa, aveva funestato il campo acheo. Si può facilmente immaginare che sia l'uno che l'altro dei due condottieri fosse interessato in episodi di libidine violenta verso la schiava. Ma anche gli dei in Grecia erano coinvolti in questi comportamenti, non dimentichiamoci di Apollo e Dafne, Marte e la vestale Rea Silvia, ed altri, dove il matrimonio per rapimento non poteva non pensarsi accompagnato da violenza carnale in un modo o nell'altro prima o poi.
Va ricordato comunque che in Grecia, gli spiriti più illuminati erano scandalizzati da questi comportamenti. Per esempio il presocratico Ξενοφάνης (Senofone) di cui ci restano solo frammenti di elegie e di silli, e Pitagora. Il primo2-bis scrive:"Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dei tutto ciò che per gli uomini è onta e biasimo: e rubare e fare adulterio e ingannarsi a vicenda" e "[...] I mortali si immaginano che gli dei sian nati
e che abbian vesti, voce e figura come loro."
Ma anche i crociati durante la conquista di Costantinopoli3 violentarono le donen della città occupata, persino della loro stessa religione ( non che la differenza di culto, possa essere motivo giustificante, ma almeno nella logica culturale del tempo, stupisce che non fungesse da inibitore). Come si vede guerra e stupro vanno a braccetto ed anzi questi episodi sembrerebbero confermare che lo stupro è più manifestazione di una violenza atta alla sottomissione e alla manifestazione di forza che non una esigenza o sfogo sessuale.
Vorrei poi ricordare l'episodio di Lucrezia4, nobildonna romana, alla quale accadde che, essendosi invaghito di lei lo sgradevole figlio del re Tarquinio il Superbo, Tarquinio Sestio, ella si trovasse sotto il ricatto di quest'ultimo che se non si fosse concessa a lui, egli l''avrebbe uccisa e avrebbe posto accanto al suo il corpo mutilato di uno schiavo nudo, dicendo che poi di averla colta in flagranza di adulterio. Lucrezia allora si trovò costretta ad assecondare Tarquinio Sestio, ma poi raccontò tutto al marito Collatino e al padre, dicendo di essere stata violata nel corpo ma che il suo cuore era rimasto puro e per dimostrarlo si tolse la vita subito dopo: in vendetta di ciò scoppio la rivolta romana che portò alla cacciata dei Tarquini e alla proclamazione della Res Pubblica di cui Collatino con Giunio Bruto fu uno dei due primi consoli.
Qualcosa di analogo si trova nel racconto di Giuseppe5 che sarebbe stato accusato ingiustamente di stupro da parte della moglie di Potifar, ufficiale del Faraone d'Egitto ( come si può notare alle volte della violenza si può fare falsa accusa ed è bene riflettere sulle conseguenza di questo tipo di comportamento).
Come per dire che talvolta anche le donne tengono il coltello dalla parte del manico( non è certo il caso del mondo musulmano, ma nella storia occidentale che da quella araba differisce grandemente, ricordiamo il caso di Giuditta6, da molti vista come femme fatale e crudele, che fingendo la seduzione, finisce con l'avere la meglio sul generale di Nabudonosor, Oloferne, decapitandolo e salvando gli Israeliti assediati.
Nella cultura patriarcale e nelle economie pastorali e agricole arretrate, lo stupro più che come offesa personale veniva visto come offesa alla famiglia o alla comunità di provenienza della donna. Nelle società patriarcali, la supremazia dell'uomo include anche il dominio sessuale. Questo è caratteristica trasversale alle culture, religioni e nazioni. Comunque non stupisca che il codice penale attualmente vigente, nella sua edizione originale (Rocco) prevedeva all'art 544 il matrimonio riparatore come causa estintiva del reato carnale anche se su minorenne. Cioè 40 anni fa in Italia un uomo poteva violentare una donna e poi riparare sposandosela (Legge 5 agosto 1981, n.442 GU n. 218 del 10/08/1981, abrogazione della rilevanza penale delle causa di onore). Comunque la violenza era sempre considerata un'offesa contro la moralità pubblica e contro la moralità della famiglia più che contro la libertà sessuale, come invece oggi è intesa. (ma non stupisca che anche nelle Istituzioni di Giustiniano7 lo stupro fosse considerato come un reato contro la collettività e punito con la morte). Per ricordare ancora una volta i Greci, presso di loro, lo stupro poteva trovare un momento riparativo nel matrimonio, allo stesso modo pressapoco di come avveniva da noi in epoche non troppo lontane, come appena detto; in particolar modo si può ricordare la commedia di Menandro dove gli stupri sono più per ubriachezza che per azioni scellerate. L'importante è che l'atto non sia inteso come lesivo della dignità del κύριος, sotto la cui protezione la ragazza si trova, il contesto perciò appare importantissimo; così per esempio negli Arbitri dove l'ambientazione è una festa7-bis, durante la quale avviene uno stupro che porterà addirittura un figlio, nel contesto più generale di una singolare psicologia familiare( lo stupro è il tema di una commedia!la complicazione è piegata al lieto fine necessario in una commedia!). Euripide7-tris invece ci parla di un altro fatto: la violenza su Creusa da parte di Apollo e già abbiamo detto citando Senofone a proposito del bon-ton degli Olimpici; c'è il racconto di una fanciullatrascinata nel fondo di una grotta dal dio, come si vede, l'eco non è molto distante dai fatti di cronaca odierna, dove all'anfratto si sostituisce spesso il cespuglio o la boscaglia. Ione, il figlio di quella violenza, quasi a contraltare di Senofone, dice: "non è giusto dire malvagi agli uomini che niente fanno se non emulare le imprese degli dei, piuttosto malvagi sono i nostri maestri!".
Sulla incidenza dello stupro sulla psiche delle donne, non si è, nel corso della storia tenuto abbastanza contro, almeno non prima dello sviluppo delle scienze psicologiche (le donne però, la psiche ferità c'è l'hanno avuta a prescindere che la psicologia la scoprisse!).
Sempre per tornare allo stupro e al contesto sociale, non è da dimenticare anche la vicenda di Maria Goretti, santa della Chiesa, che venne uccisa in seguito ad un tentativo di stupro, in un ambiente contadino e semianalfabeta. Sarebbe però sbagliato pensare che povertà e semplicità siano sempre e solo connesse ad una ordinarietà di questi comportamenti.
Ancora il tema dello stupro fu alò centro delle campagne contro i neri americani arruolati nell'esercito in liberazione dell'Italia durante il secondo conflitto mondiale; naturalamente già abbiamo detto di come la guerre e le violenza sessuali siano intimamente connesse, ma qualcosa di vero c'è: pare che le truppe marocchine al seguito dei francesi, sconfitti i tedeschi a Cassino, ebbero tacita licenza di stupro e si stima che furono violentate 3100 italiane, forse anche di più8. Ancora per ritornare saltellando all'antica Roma, durante il sacco del 390 a.C., il capo dei Celti, la cui invasione fu annunciata dalla famose oche del Campidoglio, sacre a Giunone, fece bottino femminile; l'episodio è ricordato da un famoso dipinto di Paul Joseph Jamin, pittore di soggetti storici (ma anche di soggetti preistorici con palafittacoli, mammuth, aquile giganti!).
Nell'articolo sotto citato di Repubblica, si fa poi una considerazione, citando il sessuologo e fisiologo Havelock Hellis, che sosteneva, tra le varie cose( fu infatti vice presidente della Eugenics Education Society, i cui scopi possono essere facilmente immaginati), che il violento sessuale avrebbe avuto con molte probabilità naso e orecchie deformi, occhi azzurri e grosse mascelle inferiori. La fisiognomica impera, Lombroso docet.
Inoltre pare che la tendenza alla violenza sessuale sarebbe stata causata da anomalie agli organi sessuali, cosa che avrebbe riportato questo comportamento nell'alveo di una manifestazione patologica. Asserzioni queste che non mancano di compagnia, tra altre figure della medicina ottocentesca. Con questo non voglio asserire che non esistesse una medicina scientifica nell'Ottocento; una medicina scientifica inizia già con la rivoluzione scientifica rinascimentale, sia in senso fisiologico che in senso terapeutico. Ma come si sa la medicina come le altre scienze è perfettibile continuamente e opera su asserti rinnengabili e sostituibili, spesso scorretti perchè frutto di errori logici e carenze metodologiche, per es. così per le formulazioni risalenti al primo diciannovesimo secolo, o ad una limitatezza cognitiva che sottrae un tassello magari fondamentale nel percorso conoscitivo.
Va poi ricordato che lo stupro è spesso stato sfruttato per ragioni di tipo sociale e razzista; senza volerci riferire ad episodi più recenti, basti pensare che nell'Inghilterra del XVIII secolo, gli stupratori erano identificati con aristocratici perversi che sfruttavano donne meno privilegiate. Poi sul finire dell'Ottocento, quelli a esseri accusati erano gli strati proletari, i cercalavoro, i senza dimora, gli immigrati da parte della media borghesia. Poi fu la volta del mediterraneo ritardato e degenerato( caso di un uomo di origine greca che commise uno stupro in Australia) e poi ancora nell'America razzista, il negro divenne il simbolo del maschio selvaggio ed ipersessuato; riferimenti di questo tipo si possono trovare nelle pagine dello scrittore statunitense Joe Lansdale, che talvolta accenna a temi riguardanti i comportamenti dei bianchi nell'america dei primissimi del '900, quando il mantenimento della gerarchia sociale non poteva più contare sulla schiavitù, dovendo così rivolgersi all'infamia e al linciaggio. D'altra parte queste propagande permettevano anche di mantenere soggiogata ed impaurita la donna bianca sudista in cerca di emancipazione. Naturalmente se la donna era nera, la cosa cambiava, essendo quest'ultima considerata promiscua per sua natura; tempi e storie terribile, di cui un stralcio ci è fornito dal capolavoro cinematografico "Il colore viola" di Steven Spielberg.
E tuttavia non si può non ricordare che in italiano, il termine stupro indicava nel passato non la violenza carnale, bensì qualunque rapporto sessuale, anche consensuale, con donne nubile o vedove, e perciò distinto dall'adulterio, in quanto commesso fuori del vincolo matrimoniale9. L'origine etimologica tuttavia è varia e va dal latino stuprum, radice tup dal sanscrito tup-ami, colpisco; in greco τυπτϖ, io batto, colpisco.
Per finire, non c' è da meravigliarsi, lo stupro, si capisce da se, non è mai una epsressione della sessualità, ma una violenza e una mortificazione contro la persona. Vari mezzi si può pensare siano utili per combatterlo, ma più di tutti, l'educazione e la trasformazione della mentalità dell'uomo, perchè in essa affondano le oscure radici.
1
Titus Livius ( clarissimus romanorum rerum scriptor), Ab Urbe condita libri, I, 13
2 Ὅμηρος, Ἰλιάς, I
2-bis Senofane, Sulla natura e Elegie, in Hermann Diels, Walther Kranz, I presocratici. Testimonianze e frammenti, a cura di Angelo Pasquinelli, Einaudi, Torino, 19763 Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone – Storia di Venezia, Rusconi 2^ edizione, 19804 Titus Livius, Ab Urbe condita libri, I, 585 Genesi 39,1-206 Vulgata,Giuditta, 13, 4-107 Iustinianus, Institutiones, liber IV, titulus XVIII7-bis Μένανδρος, Epitrepontes; Franco Giustinelli, Letteratura e pregiudizio, diversità ed identità nella cultura greca, Rubbettino; Beare, I romani a teatro,Laterza. 7-tris
Ευριπίδης, Ίων8Focus Marzo 2009, "Alle radici dello stupro"9 Georgia Arrivo, Seduzioni, Promesse,Matrimoni, il processo per stupro nella Toscana del '700, edizioni di storia e letteratura, Roma, 2006. dipinti:
Felice Ficherelli (1605 - 1660), Tarquinius et Lucretia
Paul Joseph Jamin, Brenno e una parte del suo bottino, 1893, olio su tela, collezione privata
blibliografia:Geroges Vigarello, Storia della violenza sessuale, Marsilio.
Repubblica 31 Marzo 2009, "Fenomenologia dello stupratore"
ilSole24ore 31/03/09 "Afghanistan: diventa legale lo stupro della moglie"Joanna Bourke, Stupro, storia della violenza sessuale, Laterza.
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