Il terremoto dell'Abruzzo ha causato molti morti e inferto ferite gravissime al territorio e alle città, in particolare alle opere artistiche; Guido Piovene1, giornalista della metà del '900, che si occupò del reportage di viaggio e che pubblicò in questo campo De America e Viaggio in Italia, sosteneva in quest'ultima opera che l'arte abruzzese appariva spizzicata dalla lunga sequela di terremoti nel corso della storia.
Il termine terremoto deriva dal latino terrae motus, lett. movimento della terra, terra inteso come il suolo ovvero la superficie.
Il termine terremoto deriva dal latino terrae motus, lett. movimento della terra, terra inteso come il suolo ovvero la superficie.
Veniamo alle scale sismiche di misurazione. Ne conosciamo due; la prima è la magnitudo Richter, che prende il nome dal suo ideatore, Charles Francis Richter nato nel 1900 e morto nell'85, fisico e sismologo statunitense, con lo scopo di misurare la grandezza del terremoto, attraverso l'energia sprigionata dal fenomeno sismico su base puramente strumentale. In realtà va detto che non si tratta di una vera e propria scala, in quanto non ha suddivisione in gradi discreti e limiti inferiori e superiori( se non puramente strumentali cioè della capacità di rilevamento delle apparecchiature). Lo zero fu posto arbitrariamente da Richter, a livello di un terremoto che provoca una spostamento massimo di un micrometro sul sismografo di Wood-Anderson, che era più debole della possibilità di rilevamento delle apparecchiature dell'epoca. Ma proprio perché non ha nessun limite, tale che non la fa definire a rigore una scala, oggi, con i moderni sismografi, si rilevano normalmente sismi con magnitudo negative. La magnitudo o magnitudine, si definisce come rapporto tra la grandezza esaminata e una grandezza campione omogenea, quindi il logaritmo decimale dell'ampiezza massima di una scossa e il logaritmo di una scossa campione. Questo rapporto è misurato su scala logaritmica, una rappresentazione geometrica cioè grafica, di numeri reali. Lo zero esprime una energia liberata pari a a 105 Joule (100.000), mentre uno dei massimi finora registrati è stato di 8.6 equivalente all'energia di 1018 J(il massimo in assoluto pare essere stato 9,5 MW durante il Grande Terremoto Cileno del 22 Maggio 1960; comunque MW 4,5 o superiore piò essere avvertita dai sismografi di tutto il mondo). Essendo grandezze omogenee va ricordato che la loro unità di misura si elide; si tratta di un numero puro, cioè di una quantità che descrive un determinato sistema fisico ed è un numero senza alcuna unità fisica. il numero puro è detto anche gruppo adimensionale, si definisce come prodotto o rapporto di quantità 'dimensionali' di riferimento, in modo tale che il risultato sia privo di dimensione, per es. a b o a b-1. Risulta perciò più comoda rispetto alla misurazione di un fenomeno sismico nei termini delle sue grandezze fisiche. Non va confusa con l'intensità come rapporto tra potenza e superficie di applicazione. La potenza, è bene ricordarlo, è definita come il lavoro (L) compiuto nell'unità di tempo (t): cioè La nozione di superficie, è matematicamente più complicata, ma anche intuitiva nell'esperienza quotidiana perciò non ci soffermeremo.
Veniamo alle altre scale conosciute, le quali si occupano di effettuare una misurazione degli effetti del terremoto, i quali dipendono sempre da condizioni locali del territorio, riferendosi alle persone e alle cose cioè i manufatti dell'uomo. La più famosa è certo la scala di Giuseppe Mercalli, sismologo e vulcanologo italiano nato nel 1850 e morto nel 1914, prendendo nel 1872 gli ordini sacerdotali e rimanendo abate per poter continuare gli studi di sismologia. La sua attività di ricerca si sviluppa negli anni 1880-1914. Muore infatti fatalmente in un incidente sviluppatosi nella sua abitazione napoletana di via Sapienza! un destino curioso assai simile a quelle delle vittime degli eventi sismici. Due terremoti con magnitudo diversa possono avere intensità secondo la scala di Mercalli, identica, se per es. hanno ipocentri diversi oppure si manifestano in zone con diversa antropizzazione. Infatti più è profondo l'ipocentro minore sono gli effetti sulla superficie terrestre. Un terremoto di alta magnitudo in un deserto avrà una intensità molto bassa o addirittura nulla. La scala di Mercalli fu esposta alla comunità scientifica nel 1902. Poi fu modificata da due americani, H.O. Wood e F. Neumann, che la adattarono anche alle consuetudini proprio del territorio californiano.
Quella tuttavia oggi in uso nell'Europa occidentale la scala identificata con la sigla MCS( Mercalli, Cancani, Sieberg); La scala Mercalli nasce segnata da un empirismo soggettivo, che già Adolfo Cancani(morto nel 1904) cerca di moderare, attribuendo al 1° della scala il valore di 2.5 mm/s2 e al 12° il valore di 10000 mm/s2, entrambi si capisce dalla grandezza sono intervalli di accelerazione.
Un ultima modifica alla scala è data da Sieberg2, che definì meglio i contenuti descrittivi della scala mercalliana. Ma già il Mercalli mi pare che vi avesse apportato qualche modifica in seguito al terremoto di Messina del 19083.
Ancora una ultimissima considerazione; l'ipocentro è quel punto interno alla terra nel quale comincia a propagarsi la frattura dal quale si origina il terremoto. L'epicentro sta sulla verticale condotta dall'ipocentro, ma è il punto sulla superfici. επίκεντρον è concetto matematico, diversamente da faglia, che è concetto fisico , che appunto che una frattura nella roccia. la faglia non è un punto ma si dipana nello spazio.
1 Guido Piovene, Viaggio in Italia, Mondadori, 1957
2 Sieberg A., Geologie der Erdbeben, Handbuch der Geophysik, 1930
3 Giuseppe Mercalli, Contributo allo studio del terremoto calabro-messinese del 28 dicembre 1908, Atti del R. Istituto d'incoraggiamento di Napoli, serie VI.-vol.VII, Cooperativa tipografica, 1909
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