domenica 12 aprile 2009

IL MISTERO DEL LEVIATANO

23 Si fluvius intumescat, non tremit; securus est, si prorumpat fluctus ad os eius. 24 In oculis eius quis capiet eum et in sudibus perforabit nares eius? 25 An extrahere poteris Leviathan hamo et fune ligabis linguam eius? 26 Numquid pones iuncum in naribus eius aut spina perforabis maxillam eius? 27 Numquid multiplicabit ad te preces aut loquetur tibi mollia? 28 Numquid feriet tecum pactum, et accipies eum servum sempiternum?

Liber Iob, 40, 23-28

1 Ecce spes eius frustrabitur eum, et aspectu eius praecipitabitur. 2 Nemo tam audax, ut suscitet eum. Quis enim resistere potest vultui eius? 3 Quis eum aggressus est et salvus fuit? Sub omni caelo quisnam? 4 Non tacebo super membra eius et eloquar robur et gratiam struis. 5 Quis revelabit faciem indumenti eius, et duplicia mandibulae eius quis intrabit? 6 Portas vultus eius quis aperiet? Per gyrum dentium eius formido. 7 Corpus illius quasi scuta fusilia, compactum sigillo siliceo: 8 unum uni coniungitur, et ne spiraculum quidem incedit per ea; 9 unum alteri adhaeret, et tenentes se nequaquam separantur. 10 Sternutatio eius favillae ignis, et oculi eius ut palpebrae diluculi. 11 De ore eius lampades procedunt, sicut scintillae ignis emittuntur. 12 De naribus eius procedit fumus, sicut ollae succensae atque ferventis. 13 Halitus eius prunas ardere facit, et flamma de ore eius egreditur. 14 In collo eius morabitur fortitudo, et faciem eius praecedit angor. 15 Palearia eius cohaerentia sibi compressa non moventur. 16 Cor eius induratur tamquam lapis et duratur quasi mola inferior. 17 Cum surrexerit, tremunt fortes et ab undis retrorsum convertuntur. 18 Qui impegerit in eum, gladius eius non stabit nec hasta neque pilum neque thorax; 19 reputat enim quasi paleas ferrum et quasi lignum putridum aes. 20 Non fugat eum vir sagittarius, in stipulam versi sunt ei lapides fundae. 21 Quasi stipulam aestimat fustem et deridet vibrantem acinacem. 22 Sub ipso acumina testae, et sternit tribula super lutum. 23 Fervescere facit quasi ollam profundum et mare ponit quasi vas unguentarium. 24 Post se illuminat semitam, aestimatur abyssus quasi canescens. 25 Non est super terram potestas, quae comparetur ei, qui factus est, ut nullum timeret. 26 Omne sublime videt: ipse est rex super universos filios superbiae ”
Liber Iob, 41, 1-26


Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema, è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca. Chi potrà afferrarlo per gli occhi, prenderlo con lacci e forargli le narici? Puoi tu pescare il Leviatano con l`amo e tener ferma la sua lingua con una corda, ficcargli un giunco nelle narici e forargli la mascella con un uncino? Ti farà forse molte suppliche e ti rivolgerà dolci parole? Stipulerà forse con te un`alleanza, perché tu lo prenda come servo per sempre?»


1 In die illa visitabit Dominus in gladio suo duro et forti et grandi super Leviathan serpentem fugacem et super Leviathan serpentem tortuosum et occidet draconem, qui in mari est.
Liber Isaiae, 27, 1

«In quel giorno il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatano serpente guizzante, il Leviatano serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare.»


Il Leviatano viene spesso ricordato come opera di Thomas Hobbes1, ma qui vorrei scrivere qualcosa a proposito della figura mitologica di questo essere. Questa creatura si ritrova nella tradizione vetero-testamentaria. Alcune righe avanti abbiamo riportato i due passi biblici nei quali lo si incontra. Direi subito che il destino del Leviatano è quello di essere ucciso. Nella rappresentazione di Gustave Dorè, si vedono rappresentate le parole di Isaia: la Potenza venire sulle nubi del cielo armata di spada per giustiziare Leviathan.

Si è detto molto sulla etimologia del nome Leviatano: certo proviene dal latino ecclesiastico leviathān, il quale proverrebbe dall'ebraico tiberiense liwiāthān (לִוְיָתָן ) Probabilmente significa tortuoso o attorcigliato, dal verbo liwjāh, circondare. Il Leviathan sembrerebbe un mostro marino, anche se taluni sostengono che sia un basilisco. è comunque un mostro e per questo lo si potrebbe considerare come contrapposizione al distico greco di καλός καί ἀγαθός, cioè non bello e quindi non buono. Il Leviathan infatti ha caratteristiche fisiche eccezionali, si veda ancora sub "Iob, 41, 1-26", e distruttore. è soprannaturale, unico, certamente ma nato dalla volontà di Dio(Iob,40,19, Ipse est principium viarum Dei, qui fecit eum, applicabit gladium eius). A quali scopi resta forse uno dei punti più enigmatici. Ad un certo punto si dubita persino che Dio non stringa con lui un patto. Per lo più gli si da natura di mostro marino, il riferimento chiaro e all'amo per esempio e ad altra contestualizzazione marina. Il basilisco o βασιλεύς, è invece il Re dei serpenti. Mi pare tra l'altro che ne parli Gaius Iulius Solinus, autore della prima metà del terzo secolo in Collectanea rerum memorabilium, XXVI, 50 (barbarorum variae nationes et solitudo inaccessa, quae basiliscum creat, malum in terris singulare) Secondo questa descrizione il basilisco vivrebbe deserti creati dalla sua stessa capacità essiccatrice e mortifera; serpente non più lungo di venti centimetri ma dal veleno potentissimo e dalla sguardo assassino. Molti altri autori parlano del Basilisco, vi attribuiscono dimensioni e caratteristiche differenti, ma non importa qui di occuparsene, piuttosto, invece, mi sembra utile dare queste poche notizie per dire che questa creatura difficilmente si identifica con Leviathan. Nello Hortus Deliciarum, manoscritto medievale del XII secolo compilato dalla badessa Herrad di Landsberg per le novizie ad uso pedagogico, si trova una miniatura, che si può riferire come appartenente ad una più diffusa iconografia dell'amo nel Medioevo, nel quale è raffigurato Dio Padre, nell'atto di tenere una canna da pesca gettata in mare, al cui amo, che è la Santa Croce cui come esca si trova il Cristo,è infilzato il Leviatano2. Sempre in una chiesa di Aquileia, un po' più antica dello Hortus deliciarum, si trova una pittura murale di Satana preso all'amo. Sempre con riguardo al questo tema interessanti considerazioni circa il bestiario di Cristo, ci parlano di una regima, la Madonna, che tiene per l'amo il Leviatano e di un guerriero che con buona considerazione possiamo identificare nell'arcangelo Michele, benché non alata, che tiene con la lenza Behemoth, il fratello terreno di Leviathan3. Gregorio Magno, scrive4: Sed Leviathan iste hamo captus est, quia in Redemptore nostro dum, per satellites suos escam corporis momordit, divinitatis illum aculeus perforavit. in realtà dall'inizio del capitolo nono si comincia a parlare di Leviathan con riguardo al Maligno, infatti intitolo Divinitas in carne velut hamus in esca satanam transfixit. Anche San Girolamo interpretà così (ne riporto soltanto un pezzetto): commutavit figuram aenigmatis, ut diabulum quem superius Behemoth, translato nomine dixerat, eundem nunc Leviathan appellet (Hieronymus, Commentarii in librum Job, caput XL, 0786D). Qualcuno certamente si sarà chiesto se per caso non ci sia una qualche creatura marina conosciuta che potesse aver indotto il mito di Leviathan. Nell'ebraico moderno Levithan dovrebbe significare balena. Se pensiamo che poi Hermann Melville5 paragona il capodoglio per le dimensione e la forza al leviatano, già all'inizio del suo romanzo, nella parte iniziale intitolata extracts. Ne riporto una parte nei quali peraltro non si fa che citare i passi veterotestamentari già sopra riportati ad eccezione dei Salmi6, poiché in effetti il Leviathan è anche citato in alcuni salmi; "And God created great whales." --GENESIS. "Leviathan maketh a path to shine after him; One would think the deep to be hoary." --JOB. "Now the Lord had prepared a great fish to swallow up Jonah." --JONAH. "There go the ships; there is that Leviathan whom thou hast made to play therein." --PSALMS. [...] "The great Leviathan that maketh the seas to seethe like boiling pan." --LORD BACON'S VERSION OF THE PSALMS. [...] I più fantasiosi poi, o coloro che si interessano al fantastico, avranno pensato, ricordando i mostri marini, al Kraken; questa parola deriva dal norvegese, krake, che indica un animale malsano, abominevole: il Leviathan è si straordinariamente potente, ma non mi pare dalle descrizioni, che sia caratterizzato da una estetica mostruosa. In più il termine krake, in tedesco significa piovra; si pensi, che in una delle sue prime opere, Carl von Linné (prob. Systema Naturae, 1735?) cita il kraken con il nome scientifico di Microcosmus e lo colloca tra i cefalopodi, anche se poi successivamente rinuncerà a menzionare questa bestia. Per ciò il kraken è più una piovra gigante, un Architeuthis dux(calamaro gigante) o un Mesonychoteuthis hamiltoni (calamaro colossale) piuttosto che un mostro serpentino. Ancora, se uscissimo dai percorsi della zoologia e della criptozoologia scientifica e ci facessimo prendere per così dire da una smania ufologistica, scopriremmo che molti, anche in tempi attuali e quindi meno inclini( si spera!) alle superstizioni, si dicono avvistatori di serpenti marini. Il 12 dicembre 1964 nella baia di Stonehaven ( Hook Island, Australia) un certo Robert Le Serrec, fotografò una sorta di serpente marino. Ne riporto la fotografia se non altro per la curiosità accattivante. Non va dimenticato naturalmente che i serpenti acquatici esistono, ma non hanno dimensioni gigantesche. Eppure il mito del serpente marino esiste fin dall'antichità e ci è stato tramandato. Olao Magno, vescovo ed umanista svedese, parla appunto del serpente marino anche se va ricordato che quelle terre abbondavano di credenze in questo senso. L'opera nella quale si legge di questa creatura è Historia de gentibus septentrionalibus7,che a discapito del titolo non è una vera e proprio opera storigrafica, quanto una narrazione di costumi e credenze; ecco cosa si legge: "Esiste nei dintorni della città di Bergen un serpente mostruoso, lungo più di duecento piedi (60 metri) e grosso 20 (6 metri). Abita in mezzo alle rocce, in una profonda caverna che abbandona solo in estate, quando le notti sono chiare, per divorare vitelli, agnelli o porci, a meno che non si immerga nel mare per nutrirsi di ogni sorta di crostacei".

Per ciò che riguarda gli altri avvistamenti, nell'ottocento e all'inzio del '900 rimando a questo articolo tratto da criptozoo.com (in corso di inserzione....)

Per chiudere, ricordo i serpenti marini di Laoconte; dalla scultura più famosa, quella della scuola di Rodi(Museo Pio-Clementino in Musei Vaticani), si vede che i serpenti erano si grandi, ma non enormemente mostruosi, come il Leviathan, anche se dalla descrizione del Poeta, può si restare un dubbio. Erano però due e siccome si sa che presero i figli di Laoconte avviluppandoli nelle spire certo non potevano avere una dimensione gigantesca(su Laoconte: Publio Vergilius Maro, Aeneis, II,214;
Gaius Iulius Iginus, Fabulae, 135, Quintus Smyrnaei, Τὰ καθ' Ὅμηρον o Fatti successivi ad Omero(Posthomerica),liber XII,391)
Che resta da dire? Be', quale identificazione simbolica si può dare a Leviathan? Per lo più i contemporanei sogliono equipararlo al Caos, specialmente al caos primordiale, la potenza scatenata ed incontrollata, nella lettura forse più aderente, è potenza del Creatore e come creatura è sottoposta alla divina potestate. Nel libro di Giobbe infatti, si parla, e qui aiuta la contestualizzazione piuttosto che la disamina per excerpta come invece ho proposto, di un tale che vessato da una serie di sfortunati eventi, al quale Dio spiegherà che non bisogna giudicare l'operato divino dal punto di vista umano, per far questo dirà a Giobbe la famosa "Ubi eras, quando ponebam fundamenta terrae? Indica mihi, si habes intellegentiam"(Iob, 38,4). Ma certo la simbologia è oggetto di vasta e divertente discussione.


1Thomas Hobbes, Leviathan, or the Matter, Form and Power of a Commonwelth Ecclesiastical and Civil, 1651 2 Origine e l'alessandrinismo cappadoce(III-IV sec.) a cura di Mario Girardi e Marcello Marin, in Quaderni di "Vetera Christianorum" n.28, Edipuglia. 3 Ibidem, si veda alla nota 37, in particolare A.Martin, De Crosses pastorales, in Mèlanges Archéologiques, vol IV, Paris, 1856, p.197. 4 SS Gregorius I Magnus, Moralium Libri Sive Expositio In Librum Beati Job, liber trigesimus tertium, caput IX, 0682 C 5 Hermann Melville, Moby Dick or the Whale, 1851 6 Liber Psalmorum, 25-26: " 25 Hoc mare magnum et spatiosum et latum: illic reptilia,quorum non est numerus,animalia pusilla cum magnis;26 illic naves pertransibunt, Leviathan, quem formasti ad ludendum cum eo". Qui appunto si parla della creazione del Leviatano da parte di Dio, com espressione della sua potenza: in questo senso diverge da una sua identificazione con Satana. Senza voler approfondire troppo, cosa che sarebbe impossibile dato il format "blog's posts", nella Qabbalahil Leviatano è accomunato al serpente primordiale, al tentatore di Adamo ed Eva, al drago, e altri ancora con il serpente Raab e nello Zohar. Hobbes si rifà ad una tradizione biblica minore( della maggioritaria abbiamo visto qualche spunto con Gregorio e Girolamo) e si rifiuta di vedere nel Leviathan la raffigurazione del demonio. 7 Olao Magno, Storia dei popoli settentrionali. Usi, costumi, credenze. Introduzione, scelta, traduzione e note di Giancarlo Monti, Milano, BUR classici, 2001 (non sono riuscito a reperire l'originale). Per la Biabbia, si è fatto riferimento alla Nova Vulgata. La prima immagine è una incisione di Gustave Doré.

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giovedì 9 aprile 2009

Il termine serraglio indica un luogo chiuso, murato o steccato, dove si tengono appunto " serrate" le fiere o gli animali. In alcuni casi è usato per indicare il palazzo dell'imperatore o dei principi turchi. La derivazione è riconducibile al verbo "serrare" che deriverebbe dal latino serere, annodare, e dal greco σειρα (purtroppo scrivere in greco sul blog alle volte è un vero problema, mi scuso se mancano accenti e spiriti e se alcune lettere sono del greco moderno e non antico, cercherò al più presto di rimediare).

Tornando a noi, il greco seirà, vuol dire corda, ma anche seiris, cordicella; pare che vi sia anche un precedente sanscrito, sarat, sarit, corda o filo, comunque l'idea è quella di strutture atte a fermare, chiudere, bloccare.

Ma perché parlare del serraglio? è semplice, perché vorrei parlare degli animali nel Rinascimento. Quando si parla di animali in quel periodo storico, così come nei precedenti, si tende quasi sempre, a considerarli quali elementi del pittorico o dello scultoreo, cioè nella loro collocazione artistica1, poco si parla invece, della loro raccolta in zoo, giardini, bestiari e dell'impulso che il loro studio ebbe nel naturalismo rinascimentale. In particolare un buona trattazione è data da Burckhardt2 special modo nelle pagine da 310 a 315. Burckhardt per chi non lo sapesse è un storico svizzero dell'Ottocento; non mi soffermerò qui sulla natura della sua opera e sul pensiero che la influenzò. Mi limito a ricordare alcune considerazioni sul nascere in quel periodo, di numerosi bestiari e giardini zoologici presso le corti e i palazzi dei ricchi mercanti come oggetto di diletto, di collezionismo o semplice espressione di ricchezza, ma che non poterono evitare lo svilupparsi di un'attività di ricerca naturalistica, classificatoria e comparatistica, pur quando si trattasse di eccezionali bestie esotiche.
Così il nascere di queste raccolte è quindi individuabile quale appuntamento importante nella storia delle scienze naturali.
Tra le varie opere citate dal Burckhardt, ad esempio di qual tipo di raccolte zoologiche si potessero ammirare in quel periodo e qual spirito le animasse, si ricorda le Cronache Perugine di Francesco Matarazzo3.


Lettura di un inciso dall'opera di Burckhardt


1 in tal senso un intelligente lavoro è : Mirella Levi d'Ancona, lo zoo del rinascimento, Editore Pacini Fazzi, 2001
2 Jacob Burckhardt, Die Kultur der Renaissance in Italien, Basilea 1860, trad.it la civiltà del rinascimento in Italia,Sansoni, Firenze, 1953, a cura di Garis su traduzione di Valbusa(1876)
3
Francesco Matarazzo, detto Maturanzio,Cronaca della città di Perugia dal 1492 al 1503

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lunedì 6 aprile 2009

Terremoto all'Aquila


Il terremoto dell'Abruzzo ha causato molti morti e inferto ferite gravissime al territorio e alle città, in particolare alle opere artistiche; Guido Piovene1, giornalista della metà del '900, che si occupò del reportage di viaggio e che pubblicò in questo campo De America e Viaggio in Italia, sosteneva in quest'ultima opera che l'arte abruzzese appariva spizzicata dalla lunga sequela di terremoti nel corso della storia.
Il termine terremoto deriva dal latino terrae motus, lett. movimento della terra, terra inteso come il suolo ovvero la superficie.
Veniamo alle scale sismiche di misurazione. Ne conosciamo due; la prima è la magnitudo Richter, che prende il nome dal suo ideatore, Charles Francis Richter nato nel 1900 e morto nell'85, fisico e sismologo statunitense, con lo scopo di misurare la grandezza del terremoto, attraverso l'energia sprigionata dal fenomeno sismico su base puramente strumentale. In realtà va detto che non si tratta di una vera e propria scala, in quanto non ha suddivisione in gradi discreti e limiti inferiori e superiori( se non puramente strumentali cioè della capacità di rilevamento delle apparecchiature). Lo zero fu posto arbitrariamente da Richter, a livello di un terremoto che provoca una spostamento massimo di un micrometro sul sismografo di Wood-Anderson, che era più debole della possibilità di rilevamento delle apparecchiature dell'epoca. Ma proprio perché non ha nessun limite, tale che non la fa definire a rigore una scala, oggi, con i moderni sismografi, si rilevano normalmente sismi con magnitudo negative. La magnitudo o magnitudine, si definisce come rapporto tra la grandezza esaminata e una grandezza campione omogenea, quindi il logaritmo decimale dell'ampiezza massima di una scossa e il logaritmo di una scossa campione. Questo rapporto è misurato su scala logaritmica, una rappresentazione geometrica cioè grafica, di numeri reali. Lo zero esprime una energia liberata pari a a 105 Joule (100.000), mentre uno dei massimi finora registrati è stato di 8.6 equivalente all'energia di 1018 J(il massimo in assoluto pare essere stato 9,5 MW durante il Grande Terremoto Cileno del 22 Maggio 1960; comunque MW 4,5 o superiore piò essere avvertita dai sismografi di tutto il mondo). Essendo grandezze omogenee va ricordato che la loro unità di misura si elide; si tratta di un numero puro, cioè di una quantità che descrive un determinato sistema fisico ed è un numero senza alcuna unità fisica. il numero puro è detto anche gruppo adimensionale, si definisce come prodotto o rapporto di quantità 'dimensionali' di riferimento, in modo tale che il risultato sia privo di dimensione, per es. a b o a b-1. Risulta perciò più comoda rispetto alla misurazione di un fenomeno sismico nei termini delle sue grandezze fisiche. Non va confusa con l'intensità come rapporto tra potenza e superficie di applicazione. La potenza, è bene ricordarlo, è definita come il lavoro (L) compiuto nell'unità di tempo (t): cioèP=\lim_{\Delta t\to 0}\frac{\Delta L}{\Delta t}=\frac{\operatorname dL}{\operatorname dt} La nozione di superficie, è matematicamente più complicata, ma anche intuitiva nell'esperienza quotidiana perciò non ci soffermeremo.
Veniamo alle altre scale conosciute, le quali si occupano di effettuare una misurazione degli effetti del terremoto, i quali dipendono sempre da condizioni locali del territorio, riferendosi alle persone e alle cose cioè i manufatti dell'uomo. La più famosa è certo la scala di Giuseppe Mercalli, sismologo e vulcanologo italiano nato nel 1850 e morto nel 1914, prendendo nel 1872 gli ordini sacerdotali e rimanendo abate per poter continuare gli studi di sismologia. La sua attività di ricerca si sviluppa negli anni 1880-1914. Muore infatti fatalmente in un incidente sviluppatosi nella sua abitazione napoletana di via Sapienza! un destino curioso assai simile a quelle delle vittime degli eventi sismici. Due terremoti con magnitudo diversa possono avere intensità secondo la scala di Mercalli, identica, se per es. hanno ipocentri diversi oppure si manifestano in zone con diversa antropizzazione. Infatti più è profondo l'ipocentro minore sono gli effetti sulla superficie terrestre. Un terremoto di alta magnitudo in un deserto avrà una intensità molto bassa o addirittura nulla.
La scala di Mercalli fu esposta alla comunità scientifica nel 1902. Poi fu modificata da due americani,
H.O. Wood e F. Neumann, che la adattarono anche alle consuetudini proprio del territorio californiano.
Quella tuttavia oggi in uso nell'Europa occidentale la scala identificata con la sigla MCS( Mercalli, Cancani, Sieberg); La scala Mercalli nasce segnata da un empirismo soggettivo, che già Adolfo Cancani(morto nel 1904) cerca di moderare, attribuendo al 1° della scala
il valore di 2.5 mm/s2 e al 12°
il valore di 10000 mm/s2, entrambi si capisce dalla grandezza sono intervalli di accelerazione.
Un ultima modifica alla scala è data da Sieberg2, che definì meglio i contenuti descrittivi della scala mercalliana. Ma già il Mercalli mi pare che vi avesse apportato qualche modifica in seguito al terremoto di Messina del 19083.

Ancora una ultimissima considerazione; l'ipocentro è quel punto interno alla terra nel quale comincia a propagarsi la frattura dal quale si origina il terremoto. L'epicentro sta sulla verticale condotta dall'ipocentro, ma è il punto sulla superfici.
επίκεντρον è concetto matematico, diversamente da faglia, che è concetto fisico , che appunto che una frattura nella roccia. la faglia non è un punto ma si dipana nello spazio.


1 Guido Piovene, Viaggio in Italia, Mondadori, 1957
2 Sieberg A., Geologie der Erdbeben, Handbuch der Geophysik, 1930
3 Giuseppe Mercalli, Contributo allo studio del terremoto calabro-messinese del 28 dicembre 1908, Atti del R. Istituto d'incoraggiamento di Napoli, serie VI.-vol.VII, Cooperativa tipografica, 1909













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mercoledì 1 aprile 2009

lo stupro nella storia dell'umanità


Tutti hanno appreso di recente di una nuova legge in Afghanistan, paese dove l'Occidente è militarmente impegnato per la democrazia, la quale, sarebbe bene chiedersi, se possa svolgersi a prescindere dalla garanzia dell'effettiva applicazione dei diritti umani, che si dice "legalizzi lo stupro della moglie da parte del marito".
Lo stupro, come si vede, anima ultimamente il dibattito pubblico, senza alcuna intenzione di lasciare spazio ad altri argomenti. E che se ne parli, mi pare comunque un bene.
Il contenuto della legge afghana, riguardante la parte sciita della popolazione, prescindendo da riferimenti sulla commistione tra contenuti religiosi e ambito giuridico, prevederebbe che le mogli debbano assecondare i desideri sessuali dei loro mariti e che un uomo possa aspettarsi di avere rapporti con la moglie «almeno una volta ogni quattro notti», a meno che la consorte non sia indisposta. C'è inoltre un tacito consenso per i matrimoni con bambine e si proibisce alla donna di uscire di casa senza il permesso del marito o di farsi visitare da un medico. Si nota perciò come l'idea di legalizzazione dello stupro, è conseguenza logica di una legge che esplicitamente non fa menzione della violenza.
Naturalmente con un sorriso un po' amaro, verrebbe da chiedersi se all'atto di diniego da parte della moglie, il marito debba rivolgersi al giudice per l'adempimento da parte della consorte al rapporto intimo o se possa utilizzare altri poteri o forze. Il fiuto ci fa optare più per la seconda ipotesi.

Ma parlando più in generale di stupro, l'argomento sembra interessare la storia dell'umanità fin dalle sue origini e nelle più diverse culture, sebbene con sfumature differenti.
Ricordiamoci in fondo che la fondazione di Roma si basa su una stupro di massa, quello ricordato come
Ratto delle Sabine, sebbene poi Tito Livio1, abilmente c'è lo tramandi come un episodio un po più "soft".
Non dimentichiamoci poi di Achille, Briseide ed Agammennone
2, quest'ultimo si prese a forza Briseide, schiava di Achille, dopo aver dovuto forzatamente restituire Criseide, poichè Apollo ,adirato dal rapimento della sua sacerdotessa, aveva funestato il campo acheo. Si può facilmente immaginare che sia l'uno che l'altro dei due condottieri fosse interessato in episodi di libidine violenta verso la schiava. Ma anche gli dei in Grecia erano coinvolti in questi comportamenti, non dimentichiamoci di Apollo e Dafne, Marte e la vestale Rea Silvia, ed altri, dove il matrimonio per rapimento non poteva non pensarsi accompagnato da violenza carnale in un modo o nell'altro prima o poi.
Va ricordato comunque che in Grecia, gli spiriti più illuminati erano scandalizzati da questi comportamenti. Per esempio il presocratico
Ξενοφάνης (Senofone) di cui ci restano solo frammenti di elegie e di silli, e Pitagora. Il primo2-bis scrive:"Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dei tutto ciò che per gli uomini è onta e biasimo: e rubare e fare adulterio e ingannarsi a vicenda" e "[...] I mortali si immaginano che gli dei sian nati
e che abbian vesti, voce e figura come loro."
Ma anche i crociati durante la conquista di Costantinopoli3 violentarono le donen della città occupata, persino della loro stessa religione ( non che la differenza di culto, possa essere motivo giustificante, ma almeno nella logica culturale del tempo, stupisce che non fungesse da inibitore). Come si vede guerra e stupro vanno a braccetto ed anzi questi episodi sembrerebbero confermare che lo stupro è più manifestazione di una violenza atta alla sottomissione e alla manifestazione di forza che non una esigenza o sfogo sessuale.
Vorrei poi ricordare l'episodio di Lucrezia4, nobildonna romana, alla quale accadde che, essendosi invaghito di lei lo sgradevole figlio del re Tarquinio il Superbo, Tarquinio Sestio, ella si trovasse sotto il ricatto di quest'ultimo che se non si fosse concessa a lui, egli l''avrebbe uccisa e avrebbe posto accanto al suo il corpo mutilato di uno schiavo nudo, dicendo che poi di averla colta in flagranza di adulterio. Lucrezia allora si trovò costretta ad assecondare Tarquinio Sestio, ma poi raccontò tutto al marito Collatino e al padre, dicendo di essere stata violata nel corpo ma che il suo cuore era rimasto puro e per dimostrarlo si tolse la vita subito dopo: in vendetta di ciò scoppio la rivolta romana che portò alla cacciata dei Tarquini e alla proclamazione della Res Pubblica di cui Collatino con Giunio Bruto fu uno dei due primi consoli.
Qualcosa di analogo si trova nel racconto di Giuseppe5 che sarebbe stato accusato ingiustamente di stupro da parte della moglie di Potifar, ufficiale del Faraone d'Egitto ( come si può notare alle volte della violenza si può fare falsa accusa ed è bene riflettere sulle conseguenza di questo tipo di comportamento).
Come per dire che talvolta anche le donne tengono il coltello dalla parte del manico( non è certo il caso del mondo musulmano, ma nella storia occidentale che da quella araba differisce grandemente, ricordiamo il caso di Giuditta6, da molti vista come femme fatale e crudele, che fingendo la seduzione, finisce con l'avere la meglio sul generale di Nabudonosor, Oloferne, decapitandolo e salvando gli Israeliti assediati.
Nella cultura patriarcale e nelle economie pastorali e agricole arretrate, lo stupro più che come offesa personale veniva visto come offesa alla famiglia o alla comunità di provenienza della donna. Nelle società patriarcali, la supremazia dell'uomo include anche il dominio sessuale. Questo è caratteristica trasversale alle culture, religioni e nazioni. Comunque non stupisca che il codice penale attualmente vigente, nella sua edizione originale (Rocco) prevedeva all'art 544 il matrimonio riparatore come causa estintiva del reato carnale anche se su minorenne. Cioè 40 anni fa in Italia un uomo poteva violentare una donna e poi riparare sposandosela (Legge 5 agosto 1981, n.442 GU n. 218 del 10/08/1981, abrogazione della rilevanza penale delle causa di onore). Comunque la violenza era sempre considerata un'offesa contro la moralità pubblica e contro la moralità della famiglia più che contro la libertà sessuale, come invece oggi è intesa. (ma non stupisca che anche nelle Istituzioni di Giustiniano7 lo stupro fosse considerato come un reato contro la collettività e punito con la morte). Per ricordare ancora una volta i Greci, presso di loro, lo stupro poteva trovare un momento riparativo nel matrimonio, allo stesso modo pressapoco di come avveniva da noi in epoche non troppo lontane, come appena detto; in particolar modo si può ricordare la commedia di Menandro dove gli stupri sono più per ubriachezza che per azioni scellerate. L'importante è che l'atto non sia inteso come lesivo della dignità del κύριος, sotto la cui protezione la ragazza si trova, il contesto perciò appare importantissimo; così per esempio negli Arbitri dove l'ambientazione è una festa7-bis, durante la quale avviene uno stupro che porterà addirittura un figlio, nel contesto più generale di una singolare psicologia familiare( lo stupro è il tema di una commedia!la complicazione è piegata al lieto fine necessario in una commedia!). Euripide7-tris invece ci parla di un altro fatto: la violenza su Creusa da parte di Apollo e già abbiamo detto citando Senofone a proposito del bon-ton degli Olimpici; c'è il racconto di una fanciullatrascinata nel fondo di una grotta dal dio, come si vede, l'eco non è molto distante dai fatti di cronaca odierna, dove all'anfratto si sostituisce spesso il cespuglio o la boscaglia. Ione, il figlio di quella violenza, quasi a contraltare di Senofone, dice: "non è giusto dire malvagi agli uomini che niente fanno se non emulare le imprese degli dei, piuttosto malvagi sono i nostri maestri!".
Sulla incidenza dello stupro sulla psiche delle donne, non si è, nel corso della storia tenuto abbastanza contro, almeno non prima dello sviluppo delle scienze psicologiche (le donne però, la psiche ferità c'è l'hanno avuta a prescindere che la psicologia la scoprisse!).
Sempre per tornare allo stupro e al contesto sociale, non è da dimenticare anche la vicenda di Maria Goretti, santa della Chiesa, che venne uccisa in seguito ad un tentativo di stupro, in un ambiente contadino e semianalfabeta. Sarebbe però sbagliato pensare che povertà e semplicità siano sempre e solo connesse ad una ordinarietà di questi comportamenti.
Ancora il tema dello stupro fu alò centro delle campagne contro i neri americani arruolati nell'esercito in liberazione dell'Italia durante il secondo conflitto mondiale; naturalamente già abbiamo detto di come la guerre e le violenza sessuali siano intimamente connesse, ma qualcosa di vero c'è: pare che le truppe marocchine al seguito dei francesi, sconfitti i tedeschi a Cassino, ebbero tacita licenza di stupro e si stima che furono violentate 3100 italiane, forse anche di più8. Ancora per ritornare saltellando all'antica Roma, durante il sacco del 390 a.C., il capo dei Celti, la cui invasione fu annunciata dalla famose oche del Campidoglio, sacre a Giunone, fece bottino femminile; l'episodio è ricordato da un famoso dipinto di Paul Joseph Jamin, pittore di soggetti storici (ma anche di soggetti preistorici con palafittacoli, mammuth, aquile giganti!).
Nell'articolo sotto citato di Repubblica, si fa poi una considerazione, citando il sessuologo e fisiologo Havelock Hellis, che sosteneva, tra le varie cose( fu infatti vice presidente della
Eugenics Education Society, i cui scopi possono essere facilmente immaginati), che il violento sessuale avrebbe avuto con molte probabilità naso e orecchie deformi, occhi azzurri e grosse mascelle inferiori. La fisiognomica impera, Lombroso docet.
Inoltre pare che la tendenza alla violenza sessuale sarebbe stata causata da anomalie agli organi sessuali, cosa che avrebbe riportato questo comportamento nell'alveo di una manifestazione patologica. Asserzioni queste che non mancano di compagnia, tra altre figure della medicina ottocentesca. Con questo non voglio asserire che non esistesse una medicina scientifica nell'Ottocento; una medicina scientifica inizia già con la rivoluzione scientifica rinascimentale, sia in senso fisiologico che in senso terapeutico. Ma come si sa la medicina come le altre scienze è perfettibile continuamente e opera su asserti rinnengabili e sostituibili, spesso scorretti perchè frutto di errori logici e carenze metodologiche, per es. così per le formulazioni risalenti al primo diciannovesimo secolo, o ad una limitatezza cognitiva che sottrae un tassello magari fondamentale nel percorso conoscitivo.
Va poi ricordato che lo stupro è spesso stato sfruttato per ragioni di tipo sociale e razzista; senza volerci riferire ad episodi più recenti, basti pensare che nell'Inghilterra del XVIII secolo, gli stupratori erano identificati con aristocratici perversi che sfruttavano donne meno privilegiate. Poi sul finire dell'Ottocento, quelli a esseri accusati erano gli strati proletari, i cercalavoro, i senza dimora, gli immigrati da parte della media borghesia. Poi fu la volta del mediterraneo ritardato e degenerato( caso di un uomo di origine greca che commise uno stupro in Australia) e poi ancora nell'America razzista, il negro divenne il simbolo del maschio selvaggio ed ipersessuato; riferimenti di questo tipo si possono trovare nelle pagine dello scrittore statunitense Joe Lansdale, che talvolta accenna a temi riguardanti i comportamenti dei bianchi nell'america dei primissimi del '900, quando il mantenimento della gerarchia sociale non poteva più contare sulla schiavitù, dovendo così rivolgersi all'infamia e al linciaggio. D'altra parte queste propagande permettevano anche di mantenere soggiogata ed impaurita la donna bianca sudista in cerca di emancipazione. Naturalmente se la donna era nera, la cosa cambiava, essendo quest'ultima considerata promiscua per sua natura; tempi e storie terribile, di cui un stralcio ci è fornito dal capolavoro cinematografico "Il colore viola" di Steven Spielberg.
E tuttavia non si può non ricordare che in italiano, il termine stupro indicava nel passato non la violenza carnale, bensì qualunque rapporto sessuale, anche consensuale, con donne nubile o vedove, e perciò distinto dall'adulterio, in quanto commesso fuori del vincolo matrimoniale9. L'origine etimologica tuttavia è varia e va dal latino stuprum, radice tup dal sanscrito tup-ami, colpisco; in greco τυπτϖ, io batto, colpisco.
Per finire, non c' è da meravigliarsi, lo stupro, si capisce da se, non è mai una epsressione della sessualità, ma una violenza e una mortificazione contro la persona. Vari mezzi si può pensare siano utili per combatterlo, ma più di tutti, l'educazione e la trasformazione della mentalità dell'uomo, perchè in essa affondano le oscure radici.



1 Titus Livius ( clarissimus romanorum rerum scriptor), Ab Urbe condita libri, I, 13
2 Ὅμηρος
, Ἰλιάς, I
2-bis Senofane, Sulla natura e Elegie, in Hermann Diels, Walther Kranz,
I presocratici. Testimonianze e frammenti, a cura di Angelo Pasquinelli, Einaudi, Torino, 1976
3 Alvise Zorzi, La Repubblica del Leone – Storia di Venezia, Rusconi 2^ edizione, 1980
4 Titus Livius, Ab Urbe condita libri, I, 58
5 Genesi 39,1-20
6 Vulgata,Giuditta, 13, 4-10
7 Iustinianus, Institutiones, liber IV, titulus XVIII
7-bis Μένανδρος, Epitrepontes; Franco Giustinelli, Letteratura e pregiudizio, diversità ed identità nella cultura greca, Rubbettino; Beare, I romani a teatro,Laterza.
7-tris Ευριπίδης, Ίων
8Focus Marzo 2009, "Alle radici dello stupro"
9 Georgia Arrivo, Seduzioni, Promesse,Matrimoni, il processo per stupro nella Toscana del '700, edizioni di storia e letteratura, Roma, 2006.
dipinti:
Felice Ficherelli (1605 - 1660), Tarquinius et Lucretia
Paul Joseph Jamin, Brenno e una parte del suo bottino, 1893, olio su tela, collezione privata

blibliografia:

Geroges Vigarello, Storia della violenza sessuale, Marsilio.
Repubblica 31 Marzo 2009, "Fenomenologia dello stupratore"
ilSole24ore 31/03/09 "Afghanistan: diventa legale lo stupro della moglie"
Joanna Bourke, Stupro, storia della violenza sessuale, Laterza.


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